Settembre rappresenta per molti, ma soprattutto per me, un periodo molto particolare. Si tratta del periodo in cui provo più emozioni svariate che non in tutto il resto dell’anno.
È il mese della fine e degli inizi. È quel mese di transizione in cui avvengono diversi cambiamenti. È quel mese cui attribuiamo tutte le cose lasciate in sospeso, ma poi ci rendiamo conto che non possiamo farcela a risolverle in soli trenta giorni.
Ricordo ancora molto bene quando andavo a scuola. Per quanto mi sia sempre piaciuto andarci, appena iniziava settembre, iniziavano le agitazioni, le angosce del nuovo avvenire, e le sensazioni rimanevano tali per un bel po’.
Ecco, definirei settembre come un periodo di assestamento. Si accavallano la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Si incontrano la fine del divertimento smodato e “spensierato” e l’inizio di un lungo periodo laborioso e impegnato. È quel momento in cui ti guardi allo specchio e ti dici “molto bene, ripartiamo da qui!”. È quel momento in cui ti accorgi di aver perso un pezzo di te, per acquisirne uno totalmente nuovo.
E la cosa che mi fa sorridere è che ogni volta che non vogliamo affrontare qualcosa, che facciamo? Rimandiamo a settembre! Come se potesse effettivamente fare la differenza.
Siamo giunti quasi agli sgoccioli di questo periodo di assestamento, e in effetti cos’è cambiato? Per quel che mi riguarda, assolutamente niente. Ci sono cose che richiedono tempo per essere risolte e sistemate, e non sarà certo la “scadenza” dei trenta giorni a terminarle, tuttavia credo che prefissarsi un punto di partenza sia già di per sé un bel traguardo.